LA FITOTERAPIA tra scienza e tradizione

LA RI-SCOPERTA DELLA TRADIZIONE POPOLARE ATTRAVERSO GLI OCCHI DELLA SCIENZA.

La Fitoterapia: un amore grande!

“Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta.
(T. S. Eliot)”

Stamattina, saranno la pioggia e la poca luce e questa atmosfera un po’ sonnolenta, mi sono risvegliata nostalgica e pensierosa. Mi chiedo perché noi erboristi amiamo tanto strenuamente il nostro lavoro, crediamo fermamente nella nostra attività, lottando contro difficoltà organizzative e burocratiche, lavorando tantissimo, riflettendo e studiando continuamente… e perché facciamo dei nostri negozi non un semplice “commercio” (anche se questa parte non va, ahimé, tralasciata), ma un punto di incontro, di ascolto, un luogo dove provare a “crescere” insieme: noi e le persone che vengono a trovarci.

Il nostro lavoro è, a tutti gli effetti, anche la nostra passione.
Forse, forse… perché siamo ancora un po’ romantici; perché, in questo mondo che sfreccia veloce, che diventa sempre più tecnologico, che fa scoperte sempre più sbalorditive, di ciò che è grande e di ciò che è piccolo, non vogliamo lasciare quel contatto con Gaia, quella sottile connessione con le nostre radici.

E non siamo soli: la gente lo “sente”… perché nonostante tutto, nel caos della quotidianità, cerca un equilibrio di mente, corpo e anima e sempre più si avverte una tendenza a prendersi cura di Sé: ringraziando la Medicina allopatica, che grandemente ci ha portato successi e cure, ma non dimenticando di prendersi anche delle responsabilità sul mantenimento di una buona salute. E allora si parla di sport, alimentazione, meditazioni, fitoterapia e di tutto ciò che può farci stare bene.

Si, siamo un po’ romantici: e con il pensiero vado indietro, alle mie origini; ai miei due nonni, contadini, che raccoglievano i frutti della terra e le erbe e ne conoscevano le proprietà; quando l’ insalata non era chiusa in atmosfera protetta, già lavata, dentro ad un sacchetto di plastica; quando si raccoglieva la cicoria, il cardo, il finocchietto selvatico; quando si coltivava la terra, ci si prendeva cura delle piante – fonte di sostentamento e vita – e soprattutto, si rispettavano i ritmi della natura. Esse venivano colte giustamente mature e nel giusto periodo dell’ anno.
Tutto ciò, oggi che mi sono svegliata nostalgica, mi aiuta a capire perché “teniamo duro”: abbiamo un messaggio da dire, silenziosamente o a bassa voce, lo sussurriamo ogni volta che qualcuno viene a trovarci: non allontaniamoci troppo delle nostre radici, non dimentichiamoci della Tradizione, non sentiamoci separati dalla Natura.

Forse è anche per questo che nelle nostre erboristerie ci sentiamo attratti dalla Medicina Tradizionale Mediterranea: andiamo sempre lontani, lontani, ci affascinano culture diverse e erbe esotiche e “sistemi di guarigione” distanti da noi, e la natura umana è di esplorare… ma poi torniamo sempre a casa. E questa è la nostra Casa, e dobbiamo prendercene cura.